domenica 20 giugno 2010

SUSANNA, Frammento 71


Ricordate la setta del grande Computer? Il cervello umano, questo micidiale assemblaggio di 100 miliardi e passa di neuroni ciascuno dei quali può svolgere un milione di operazioni al secondo, è capace di tutte le pensate, anche le più astruse e ostiche a ogni corretta logica del controllo empirico. E purtroppo, spesso (da tre secoli, circa, e da mezzo, con accelerazioni turbinose) capace anche di realizzarne alcune che rasentano l’impossibile. Nessuna meraviglia, dunque, per le stravaganze dei nuovi seguaci di Satana, unico Signore del mondo.
Le stravaganze in questione vengono collocate correttamente nell’ampio spazio emozionale del variegato satanismo; e questo, a sua volta, e non meno congruamente, è assunto come un capitolo dei nuovi movimenti religiosi (in sigla, nmr in un ampio studio presente nella Rete). La giustificazione dell’assunto riposa sulle forti analogie, e spesso sostanziale identità, di azioni e matrici teoriche appartenenti all’uno e agli altri fenomeni di aggregazione forte. Ma neanche le differenziazioni fenomenologiche emergenti tra satanismo e nmr possono vantare ragioni di un distinguo drastico. I nmr, e il satanismo molteplice ivi incluso, vibrano, sinistramente, fra la granitica perentorietà dei fatti e la schiumosa fluidità delle interpretazioni: mentra l’orrore dei primi ha l’incontestabilità effettuale dell’evidenza tragica, le teorie ermeneutiche ondeggiano e slittano volentieri nell’azzardo della fantasia più sbrigliata. La quale, s’intende, invoca, anch’essa, fatti eventi e segni, ma non mostra scrupoli nel surrogarli quando le mancano, o nel riplasmarli quando l’operazione serve all’assunto ideologico emozionalmente precostituito. Sono nate così le stravaganze più ardite e incredibili e gli operatori ideologici più improbabili. Ma le une e gli altri con effetti sociali di vischiosa rilevanza: panico diffuso, insicurezza settoriale, allucinazioni che deformano la realtà percezionale, fino al limite estremo che forse si potrebbe ancora indicare con la vecchia formula, “perdita dell’innocenza”. Ecco un cenno sugli orridi eventi e un altro (più veloce) sui loro effetti teoretici (sociologici, antropologici, accademicamente ibridati...) e mediatici. Cominciando dagli eventi. E da una specie di prologo, le gesta cruente di Manson e seguaci.
“Il 7 agosto 1969 un’attrice famosa, Sharon Tate, tre suoi amici e un estraneo capitato incidentalmente sul posto furono uccisi in un modo barbaro, che non offriva moventi ma presentava tutte le caratteristiche del rituale. Due giorni dopo, la stessa sorte capitò a una coppia di facoltosi coniugi di Los Angeles, Rosemary e Leno LaBianca. Il terrore s’impadronì della California. Le piste – gioco, droga, vendetta – potevano essere molte, ma nessuna portava a un risultato concreto. // Finalmente un caso portò alla scoperta dell’atroce verità: esecutori del crimine erano giovani cittadini statunitensi che da un paio d’anni conducevano una vita errabonda, accampandosi nei deserti della zona sotto la guida di un certo Charles Manson: Sempre ai margini della legge, più volte arrestati e sempre rilasciati, questi giovani costituivano una comune dai costumi liberi, che si teneva strettamente unita intorno al suo capo, cui tributava un’obbedienza e un’adorazione fanatiche. // Che cosa abbia potuto trasformare questi giovani in una banda di assassini, quali fossero le cause dell’ascendente di Charles Manson ─ che a volta a volta si proclamava Satana e Cristo ─ è quanto Ed Santers si propone di spiegare in questo libro.” Quanto precede è, parzialmente, la presentazione del libro, il cui titolo suona una specie di paradosso o di ossimoro, bilanciato fra le parole-concetti di “famiglia” e “assassini”, esposto anche nel bicromatismo della copertina, il rosso violento del titolo e il bianco dell’autore e del sottotitolo. Ecco il “totale”: ED SANDERS, La “famiglia” di Charles Manson. Gli assassini di Sharon Tate” (Feltrinelli, 1972, trad. di Raffaele Petrillo). Il massiccio volume è frutto di una biennale fatica documentaria, non priva di rischi, e ha il merito di inserire la vicenda Manson-Tate nel contesto delle “stravaganze” occultiste, sadomaso, sataniche, animatrici di altrettante sette e “famiglie” californiane, e non solo. “Ne risulta un fosco quadro che mette sotto accusa non solo gli psicopatici e i mitomani alla Manson e ‘famiglia’, ma tutta la cultura degli anni Sessanta e Settanta in America”. Un esito che cresce intorno alla turbolenta, incredibilmente varia, biografia del Manson, narrata senza risparmi di dettagli e pericoli per l’autore. E tanto basti, per questo cenno sugli effetti tragici di questa elefantiasi della stupidità umana che si colora e accalora di religione.

1. Jonestown, 1978. La prima data tragica che offre una strage di massa. Negli Stati Uniti il “reverendo Jim Jones” aveva creato, nel 1965, una sua “chiesa” battezzata “Tempio del popolo”. Il verbo di tale invenzione era un miscuglio micidiale di biblismo rinverdito e comunismo visionario, condito di libertà sessuale, rigida disciplina gerarchica, escatologia catastrofica. Il profeta aveva plagiato la mente dei numerosi seguaci (per lo più neri) inculcando loro la convinzione che un giorno sarebbe arrivato il richiamo di dio, e tutti avrebbero dovuto rispondere concludendo in letizia la vicenda terrena per iniziare la felicità senza fine. Il suicidio di massa era la meta finale dell’avventura terrena; la via elettiva, per tanto fine, l’avvelenamento. Più volte il torvo profeta aveva fatto recitare la prova dell’evento finale, per allenare i seguaci a quella reale e risolutiva. La chiamata di dio scelse la data del 18 novembre 1978. Ognuno dei devoti bevve la sua “cicuta” e sul terreno si contarono 911 corpi esanimi. Avvelenati dalla pozione mortale? ovviamente. Ma troppo facile. Prima del veleno chimico esterno aveva agito per 13 anni il tossico biochimico della Grande Menzogna, fornito e rinnovato giorno per giorno dalla pedagogia ammaliante del funesto profeta. La cernita dell’esito non fa che gonfiarne l’orrore: 398 uomini, 293 donne, 219 bambini. La strage avvenne nei boschi della Guyana, dove il gruppo si era spostato da tempo. Il profeta, compiuto il suo dovere di contabile del macello, salì a dio con un colpo di pistola alla tempia. Jonestown è la non-città inventata da Jones.
2. Waco, Texas, 1993. David Koresh è un altro profeta segnato dal destino stragista. Quando l’fbi viene incaricata di indagare sulle reali attività della setta sospettata di truci segreti, i davidiani sono rifugiati in un ranch. Alle pressioni dei militari che li stringono d’assedio, dopo 51 giorni di resistenza e vani tentativi di soluzione indolore, i capi settari rispondono incendiando il ranch (almeno, questa è la versione accreditata). Nelle sacre fiamme muoiono le 86 persone presenti.
3. “Ordine del Tempio del Sole”, 1994. Il fondatore, Luc Jouret, predicava la morte della... morte: “La morte non esiste, è una pura illusione”. Deduzione “logica”: “Che ci sia consentito di trovare il paradiso in noi”. Un noi curioso, visto che la “destinazione finale” è la stella Sirio, ed è in quel sito celeste che il profeta dà appuntamento ai suoi seguaci per il giorno del massacro. La data dell’Evento par excellence veniva letta negli esoterici messaggi che l’illuminato era convinto di trovare nelle battute e nelle situazioni della serie televisiva Star Trek. Messaggi, manco a dirlo, provenienti da Sirio. Così la notte tra il 4 e il 5 ottobre del 1994 un triplice olocausto si consuma in tre distinte località francofone: due Cantoni svizzeri, Cheiry e Granges sur Salvan; una località vicina a Montreal. La soluzione finale è un omicidio-suicidio di massa: 53 persone, uomini donne bambini (queste tenere carni non mancano mai nel pasto umano del ghiottone Baal-Moloch). Parte “risolvono” da soli, altri si suicidano per autorizzata mano altrui. L’incendio degli chalet non lascia in terra che cadaveri, carbonizzati fino all’identità personale. Ma ci sono stati anche suicidi per soffocamento, la testa dentro sacchetti di plastica serrati. Il fondatore segue i suoi seguaci. Nel Grande Inganno, una rispettabile coerenza: niente trucchi vampirici sul patrimonio di quelle vittime. Sedici “scampati” a quel massacro hanno provveduto poco più di un anno dopo: in Francia, nei pressi di Grenoble. I cadaveri, disposti in cerchio, sono stati scoperti seminascosti dalla neve. E risuonano promesse di repliche da parte di altri seguaci. Forse prima che il presente pasticcio ibridato, questa specie di “storia infinita”, si acquieti in un vero finale ci saranno altre vittime in viaggio verso Sirio.
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La Grande Menzogna lavora in regime di non stop. E produce coincidenze significative. Paolo Assaggi registrò in uno dei suoi scritti di antropologia culturale, degli anni Settanta-Ottanta, il caso di un antropologo spiritualista (“questa specie di ossimoro vivente”) che puntava in Sirio una presunta prova di “esistenze anteriori”: dei “selvaggi” dell’etnia Dogon, descrivevano correttamente la stella in questione come un sistema triplice: due “lune” ruotano intorno all’astro maggiore. Come facevano a saperlo, ignari di astronomia scientifica e relativi strumenti di osservazione diretta? Evidente, per lo strano “scienziato”, che quei “primitivi” (peraltro, dotati di una metafisica complessa, ben nascosta in immagini corposamente fisiche) erano stati a contatto con Sirio in altra esistenza (magari del tutto disincarnata). Come se un’intuizione come quella fosse impossibile a un’osservazione assidua, distribuita in cieli di varia purezza ottica, nel decorso lungo dei giorni, anzi delle notti.
Occorre ripetere che il virus dell’imbecillità colonizza anche teste per altri versi funzionanti? O disturbare ancora l’inclito Zichichi (per i critici burloni, Zichicche)? Il quale afferma, come niente fosse, che “nella trscendenza è possibile ciò che nell’immanenza è...” vietato. Per esempio, una bella resurrezione: ed ecco spiegato il mistero fondatore del cristianesimo (ma forse di questo ha già parlato direttamente Paolo, in queste pagine ormai difficili da controllare.
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4. Tokio, 1995. Setta “Aum Shinrikyo” (traduzioni possibili “Verità sublime” o “assoluta” o “suprema”). Nella metropolitana di quella capitale, il 20 marzo, viene liberato del gas nervino. Il micidiale attentato è gloria di seguaci della setta, fondata e guidata dal cieco Shoko Asahara, che modestamente si autodichiara “l’incarnazione di Dio”. Ingegnoso quanto generoso, il guru assassino vendeva l’acqua sporca delle sue abluzioni, dichiarandola purificatrice dell’anima. E se la faceva pagare salata. Con il cospicuo ricavato, alimentava fabbriche per la produzione di gas velenosi, presunti sieri della verità, barbiturici e quant’altro. Il gas nella metropolitana ha fatto solo 11 vittime e un migliaio di intossicati guaribili: ma si pensi alle potenzialità della splendida impresa.

5. San Diego, 1997. Setta “Heaven’s Gate” (“La Porta del Cielo”). Ma anche “Higher Source”, per altre fonti. Punto di riferimento celeste, la cometa Hale Hopp. E lì, su quel vagante approdo sacro, si danno appuntamento 39 seguaci, viaggiando col propellente di un cocktail micidiale: alcol e barbiturici. La brillante, ignara e innocente cometa era in transito visibile nell’aprile di quell’anno. I “viaggiatori” erano uomini e donne dai 18 ai 35 anni: neanche la vitalità dei giovani si salva dalla “Grande Illusione”. Erano segnati da elementi di riconoscimento, questi infelici: vestiti di nero e con due triangoli di stoffa rossa addosso, uno sulla testa e uno sul petto. E via all’ascensione verso la “Fonte più alta”. Naturalmente, convinti di rinascere in quell’inabitale sito.
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Che fatti del genere (o così eclatanti o anche meno, ma pur sempre traumatici – come i molti casi che qui stiamo tacendo) suscitino allarme, sconcerto, raptus di crisi identitarie, specialmente nel prospero Occidente presunto razionale, (e magari convinto di un minimale set di target comportamentali universali), è più che comprensibile. Le teste d’uovo, però, sono pronte a fare luce (pur non ignorando che “gli uomini preferirono le tenebre alla luce”). E confezionano interpretazioni divergenti, in cui si fa largo, fra le tante, la tentazione complottarda. Fino a prevalere su ogni altra, immaginando una Internazionale satanista composta e alimentata da insospettabili personaggi di varia appartenenza sociale e professionale. Questi oscuri tramatori, miranti al dominio del mondo nel nome del Grande Satana (non vi mancherebbero neppure preti rinnegati di alto rango), sono stati chiamati colletti neri (mutuando la denominazione dal criminologo Sutherland) e li si dice attivi, con metodi e mezzi tanto sagreti quanto spregiudicati, nelle varie parti del pianeta. Ed effetti, ovviamente, spesso criminali.
A questo complottismo facile qualche studioso ha opposto la severa diagnosi popperiana, che, in Congetture e confutazioni, riesce a scovarne lontane radici nientemeno che in Omero. Secondo Popper, Omero è il modello del complottismo occulto: non rinvia, forse, al mittente delle trame olimpiche tutti gli eventi che agitano la pianura di Troia? Se al posto degli dèi olimpici (o tellurici) mettiamo figure comparabili in quanto surrogati teologici, il meccanismo mentale non cambia: colpa (o merito) di quanto accade è sempre di forze oscure e incontrollabili. Specialmente i nostri insuccessi, e un corso delle cose contrario alle nostre previsioni. Altri ha tirato in ballo Umberto Eco, che, in un saggio sulla forza del falso difende il paradosso, per cui il falso, in quanto “racconto” prima che falso, ha, come il mito, una sua fascinosa autorevolezza che lo fa motore di eventi realissimi. Ovvio, anche, a questo proposito, quanto tuttavia superfluo, il ricordo dei famigerati Protocolli dei Savi di Sion, usati da Hitler per giustificare lo sterminio di quei “nemici della razza umana”: che forse quei torvi ebrei non progettavano la distruzione della Germania e dell’intera Europa? E vi pare che la leggenda nera sia tramontata? Manco per idea: esistono fior di professionisti (medici, psicologi, “culturologi”, eccetera) ben saldi nelle convinzioni più assurde. tra le quali la negazione della Shoah e la veridicità di quei Protocolli. Indi, dalli all’ebreo. Né (ma come si divaga!) i capi d’Israele fanno nulla per scoraggiare quell’ostilità immaginifica con una politica meno ingorda e spocchiosa.
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Ma non è il caso di infilarsi, qui, in spinose questioni teoretiche, né di seguire le suggestive distinzioni (satanismo “acido”, “edonista”,” sacrilego”, e via spulciando); o il fertile campionario in progress di combriccole sataniche (“Bestie di Satana”, “Bimbi di Satana”, “Servi di Satana”, eccetera): basti avere ricordato, in veloci cenni (tolti, per lo più, dai taccuini di Paolo Assaggi), i fatti mostruosi che alimentano fantasie eccitate e menti più pacate in un caleidoscopio di visioni, teorie, enfatizzazioni speculative, deformazioni strumentali (mirate a obbiettivi divaricati), con effetti di caos teoretico e sfide da ricerche accademiche più riflessive e ponderate.
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Ma soprattutto basti ricordare ancora l’aspetto più odioso di questa ubriacatura satanica: l’abuso su minori, le forme estreme di pedofilia criminale. Con il corollario tristissimo dei documenti sulla preparazione graduale dei bambini da brutalizzare: pagine ostiche anche a palati forti, già alla sola lettura; del tutto irriproducibili nel nostro contesto per eccesso di luridume sadico.
E poi ci si sente eroi del Bene per campagne contro la pena di morte prive di distinguo e di cautele; e prive, in modo ripugnante, di pietà empatica con genitori di bimbi seviziati struprati assassinati. O predati e “parcellizzati” nel clandestino (ma di fatto, più tollerato che perseguito) commercio degli organi. Quale distinguo? Semplice, almeno in questo impegno teorico: stabilito che lo Stato non deve uccidere, a sangue freddo, nessun uomo (in guerra può mandarne al macello milioni!), è così difficile chiedersi: ma ogni bipede pensante (meglio: parlante, e magari sproloquiante) è, per natura, “uomo”? Non sarebbe più coerente con la teoresi dello spirito, del primato etico e culturale sul biologico immediato pretendere che la qualifica di uomo implichi un (sia pur minimale) corredo di qualità umanizzanti? Giusto quelle che a certi assassini, pedofili omicidi e torturatori, stragisti dei vari terrorismi che colpiscono nel mucchio, coinvolgendo bambini, e altri campioni di umanità brada mancano del tutto. Ecco un discorso irricevibile per la faciloneria rimuovente e “spettacolare” di certi personaggi della politica italiota (ma non solo) mai sazi di scena e sceneggiate. E non è un caso che questi campioni di moralità all’acqua di rosa siano liberisti dogmatici, americaneggianti in full immersion e ammiratori sbavanti di un Israele al di sotto di ogni sospetto, contro ogni evidenza di brutalità capitalistico-terroristica dei loro idoli al detersivo.
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Un appunto piuttosto lungo (che riassumeremo) svolge un ripensamento di Paolo sul satanismo rock. Informazioni più pacate e meno random gli avevano rivelato i sotterranei nessi fra rock e ideologia demoniaca. Chi ha visto un concerto rock avrà osservato quel crescendo di eccitazione che accompagna l’esecuzione dei brani negli esecutori e l’ascolto “passivo” delle folle. Quella iterazione ossessiva dei medesimi suoni scatena una pulsionalità basale che psicologi e studiosi del decadentismo europeo definivano il “demonico”. Non occorre elasticizzare molto la nozione per farvi rientare la vitalità intera (tema caro all’esistenzialismo italiano, che scosse anche l’olimpico Croce, costringendolo a inserire nella prima casella dei suoi Distinti la “selvaggia e verde vitalità”). Si tratta, insomma, dell’attivazione eccessiva del paleo-cervello, del sistema limbico e contorno, opificio molecolare delle emozioni. A definirlo demonico si ha il vantaggio di riferirsi a concetti greci – si pensi al demone socratico, che però ne rappresenta la sublimazione etica. Il demone operante nella tragedia greca è ben altro: è quella istintività che conserviamo, filogeneticamente, dal multiforme rettile giurassico (tirannosauro incluso). Bene: è constatazione ovvia che il passo dal demonico al demoniaco è breve e non difficile. Lo sapevano i greci, che avevano inventato Dioniso e le baccanti, e lo ritrae nell’orrore dell’omonima tragedia il “moderno” Euripide, quando non si ritrae dalla tradizione mitologica che vuole assassina del regale figlio (eticamente razionale) la madre di Penteo “baccantizzata” dal vendicativo Dioniso, respinto da quel saggio-incauto sovrano. Giusto in nome della sana moralità. Orbene, alla luce della fisiologia ormonico-neuronale non appare più così insensato il nesso rock-satanismo: basta metaforizzare quel Satana sinaptico per ritrovarsi nel gorgo di effetti eretistici suscettibili di sbocchi pratico-cinetici socialmente divergenti, magari fino all’esito mortale: omicidio o suicidio o loro sintesi.

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