venerdì 13 febbraio 2009

CASO ELUANA: TEST DELLA PANDEMIA INGUARIBILE


Guerre feroci e guerriglie accanite fanno strame di esseri umani in piena salute nelle zone calde del pianeta (Sri Langa, Sudan, Congo...); è di ieri la strage di bambini nella Striscia di Gaza (oltre 300), dove il moribondo Olmert minaccia una nuova “risposta sproporzionata” agli innocui razzi dei soliti “hamasiani”; la crisi economica dilaga a colpi di licenziamenti, cassa integrazione, fallimenti di già prospere aziende; una selezione severa premia Paesi come la civilissima “Svezia dei primati” (scuola, ricerca, sanità, solidarietà, tecnologia, integrazione) e respinge sempre più indietro nazioni cialtrone, come l’ibrida Italia attossicata, preda di maggioranze politiche incapaci e corrotte, di manager ingordi (negli Usa Obama ha ridotto i loro superstipendi, da noi ancora niente) con libertà di rovinare aziende; l’Italia delle duecento scuole inutilizzate (a vantaggio di lauti affitti privati) e degli ospedali lasciati alla gioia dei vandali oppure sotto-utilizzati; l’Italia delle mafie inestirpabili, sempre combattute e mai sconfitte: quanta materia di riflessione per l’itala gente dalle molte vite! La quale invece si scalda con febbre da delirio per il caso Eluana e si spacca in due partiti fieramente contrapposti:l’uno impegnato, in nome della sacralità della vita, a “salvare la povera ragazza” dalla criminale sentenza di morte pronunciata dall’alto giure senza pietà; l’altro a proteggere il diritto alla buona morte liberatrice contro il sadico prolungamento dello stato di coma irreversibile. Questa, in chiave di non allegra ironia, è l’impostazione corretta del caso: l’equidistanza fra i due schieramenti contrapposti è una scelta pilatesca. Qui è in atto un’occhiuta campagna di violenta disinformazione fideistico-ideologica, una guerra alla razionalità scientifica, uno scontro irriducibile fra spirito laico e pregiudizio con-fessionale. Non è una novità e non c’è da stupirsi: la violenza, infatti, è connaturata alla mentalità ideologica, ed ha maggiore virulenza nella sua versione religiosa. L’inverificabile fideistico è destinato allo scontro col sapere verificabile, cioé scientifico: si tratti di fisica astronomia o biologia. In quest’ultimo ambito lo stridore si accentua, perché ogni successo della biologia (massime oggi, con la genetica e la biologia molecolare) è spazio sottratto alla narrativa religiosa. Esito che arroventa l’incompatibilità tra fede e ragione, e induce l’istituzione religiosa a
mobilitare masse di fedeli contro una presunta empietà dello Stato laico. Il quale, purtroppo, in Italia non ha mai avuto vita facile: trovarsi in casa la mecca del cattolicesimo non è un privilegio esentasse: si paga. Esosamente: vedi i mille privilegi economici della Chiesa. Che tuttavia non se ne appaga: pretende anche di orientarne buona parte della politica.. Principalmente quella che concerne diritti civili e valori morali: rapporti di coppia, aborto, fecondazione assistita, libertà di tagliare il filo biologico della sofferenza sterile, sia direttamente sia per delega a genitori e compagni.
E siamo al Caso Eluana, che mobilita il peggio dell’emotività marziale contro ogni evidenza umana e scientifica: un’ostinazione impietosa dietro maschere di untuosa pietà, una prepotenza coriacea sulle coscienze presentata come appassionata “difesa della vita” là dove la vita autentica, la vita senziente e pensante, non è più nemmeno un ricordo. Con quali argomenti, con quali armi teoriche e logiche? Soltanto con gli effetti inscritti nell’atteggiamento ideologico: negare fatti e verità di scienza, inventarsi realtà di pura fantasia. Eluana è stata “in coma irreversibile” per ben 17 anni; in così lungo trascorrer d’anni, nessun segno di risveglio, sensibilità zero, un costante deperimento organico con piaghe, disinfeltrimento istologico, rotture di epidermide facciale, rimpicciolimento del corpo. Ebbene, come reagisce il fanatico, con o senza abito talare? Negando l’evidenza e blaterando di eutanasia e di omicidio, inventandosi strazianti sofferenze come effetti della disalimentazione, elevando alla dignità di vera vita quello stato di pura inerzialità vegetativa assistita. L’esperto dice: è un puro tronco meccanico, incapace, da sé, di inghiottire, respirare, digerire: non più una persona umana, e nemmeno un organismo animale, soltanto un residuo cui non spetterebbe più neppure il nome. Ma l’ostinazione di fede continua a chiamarla Eluana. E dice assurdamente che la si è uccisa. Quando la notizia dello spegnimento totale è uscita dalla Casa di riposo "La Quiete" si è rischiato uno scontro muscolare tra le opposte “tifoserie”, tra il gruppo radicale e associati, che inneggiano alla raggiunta liberazione da un incubo, e i pasdaran della presunta Vita, sempre e dovunque servanda. Partono gli urli contro i presunti assassini e complottardi, e fioriscono piante avvelenate dall’odio teologico contro la verità: si parla di complotti, di veleni, e
comunque di assassinio.
La capacità di devastazione mentale indotta dal fanatismo ideologico emerge da tutta la vicenda e sfolgora di sinistro splendore in tutti i campioni urlanti, ma conosce anche dei picchi di straordinaria impudenza: fino al tragicomico di pura ottusità. Sia tra i politici che fra medici “di fede”. Fra i primi, due “capi” di spessore, il solito Gasparri e Quagliarello. L’incantevole Gasparri sottolinea con matita blu “le firme messe e quelle non messe”, insomma attacca il Quirinale. E si becca una reprimenda dal suo principale, Gianfranco Fini, presidente della Camera: “Gasparri è un irresponsabile, che non ha imparato a tacere”. Schiaffetto sterile, perché l’impareggiabile insiste e resiste: è convinto che Eluana sia stata uccisa e lo dice e accusa. Cioè, blatera a ripetizione. Quagliarello, appena finito il minuto di raccoglimento, squarcia la solennità silente di Palazzo Madama sparando senza mezzi termini l’accusa di omicidio. Che svolazza sotto il cielo solenne dell’Aula come un pipistrello dai molteplici approdi: gli assassini sono tanti: politici senza firma, medici da complotto, che hanno scorciato la durata di Eluana (donde un esame tossicologico e una scrupolosa autopsia sui resti del Resto di Eluana). Gente di carattere, questi talebani della Vita intoccabile. Nell’edizione speciale di “Porta a Porta”, la battagliera sottosegretaria Roccella dava sulla voce al medico rianimatore (cioè a un tecnico) incaricato del caso: lei, ingozzata di frettolose schegge concettuali, giurava sulla sensibilità d’Eluana, sulla possibilità del risveglio (miracoloso?) e altro veleno dolcificato al miele di rose. Ci sono poi i giannizzeri laici del sacro Palazzo, pronti a dar la vita (di stoffa) per la Causa. Un solo esempio, ma sublime: l’avvocato Taormina non se la prende con i medici omicidi e i politici senza firma, attacca direttamente l’unico eminente
responsabile del delitto orrendo: il padre, Beppino Englaro. Lo denuncerà per omicidio volontario. E che diamine: grosse bisogna spararle se si vuole rientrare da vincente nel gran carnevale dei media e relativi talk show, dopo tanto digiuno.
Insomma, non si finirebbe più neanche a voler introdurre in questo sfogo solo un millesimo dei possibili esempi di cattiva coscienza, ignoranza presuntuosa, velenosa arroganza, postulati di pura fede, minacce di catastrofi morali: un campionario grottesco d’irrazionalità pronta a tutto. Fra gli altri, il cardinale Ruini sentenzia sulla sentenza della Cassazione: “profondamente e tragicamente sbagliata”. Il suo collega Antonelli precisa e discrimina: “Eluana è in stato vegetativo, ma non è un vegetale, è una persona dormiente che conserva tutta la sua dignità”. Si direbbe che basti poco per essere persona, nella logica della Chiesa, se viene supposta dignità in un tronco privo di sensazioni emozioni pensieri.
Ma esposto a tutte le manipolazioni "cosificanti" che l'igiene espulsiva comporta.
Beppino Englaro invitò invano ministri senatori e dispensatori di sentenze gratuite a guardare il residuo vegetativo di Eluana: qualcuno avrebbe certamente cambiato parere sulla dignità e altro bene supposto. Ma i big del conflitto ideo-politico, i Berlusconi, i Sacconi, i Gasparri, i Quagliarello, e simile milizia se ne guardarono bene. L’unico, forse, che l’ha vista, pur militando nel Pdl, ma essendo, anzitutto, un amico di Beppino, ne ha riportato impressioni decisive: “Se qualcuno l’avesse vista prima, Eluana – dichiara il senatore Giuseppe Saro – non si sarebbe ar-rivati a questo punto, a questo scontro politico assurdo [...]l’ho vista e sono rimasto sconvolto. Ero abituato alle foto da ragazza, ma ormai non era più così”.. Per pudore, Saro non racconta quel “non più così”: lo stesso pudore ha impedito a Beppino di mostrare foto dell’Eluana residuale: “Vedendo le foto di Eluana com’è oggi, tante persone starebbero finalmente in silenzio”, aveva detto. Ma aggiungendo: “non lo farò mai”. Perché? Non certo per ottusa ostinazione polemica: era un impegno preso con la figlia. Lei, reduce da una visita a un amico in coma vegetativo, aveva strappato a un padre ben lontano dal temere un tale destino, la promessa di non mostrare a nessuno il suo corpo umiliato in caso di simile incidente-orrore; e di non prolungarne inutilmente la durata sterile di risultati. Promesse mantenute da una persona seria e dignitosa fino all’eroismo (“Un eroe civile”, è stato detto). Quanto diversa dai vari attori della tragicommedia: Berlusconi, Gasparri (intenti a ribadire le accuse a Napolitano), Formigoni (miseramente ripetitivo, ad "Annozero" del 12 febbraio, nella sua incollatura dogmatica all'inesistente biologico), Irene Pivetti (star dalle molte vite, e tutte impelagate nel discutibile: oggi culminante nel ridicolo fisiologico dell'Eluana uccisa; il ministro pluripunte
(Lavoro, Welfare, Salute), e simile produzione di irragionevolezza ciarlante. Sacconi, addirittura, appare come un miracolato dalla triste vicenda: vi ha trovato, infatti, la sua piccola Damasco: “Ho agito da laico, ma oggi sono un credente”. Evviva. Insiste, purtroppo,dopo avere assorbito un “discorso bellissimo” del Capo, per una legge sul testamento biologico di poco promettenti aperture laiche (ce l’ha, infatti, col “nichilismo tardo-sessantottino, di cui Berlusconi rappresenta l’antitesi”). Nell'elenco del delirio irreale stanno comodi tutti i cardinali, i fanatici dell’ "Avvenire", di "Famiglia cristiana" e dell’ "Osservatore romano", i tremuli ex margheritini (Rutelli, Fioroni, Gentiloni, Marini, per tacere della Binetti e di cotali teodem e neocon all’ostia italiana), il ghigante Belpietro, l'incompiuto Giordano (direttore del sublime "Giornale"); quella versione italiota dell’ "incredibile Hulk" dell'ipocrisia ateo-devota (eh sì,l'Italia gode anche di questi primati inventivi)che è Giuliano Ferrara; e tutta la livida compagnia torquemadariana che vive di fantasmi e odia a morte chi non li condivide. E giunge fino alla bestemmia del grido “Englaro boia!”. Invano chiederesti a costoro dove abbiano letto questa presunta sacralità della vita: nelle stragi della ricorrente peste bubbonica che ha scandito i secoli? Nei novecenteschi massacri dell’Aids? Nelle ecatombi dei terremoti? Nella danza prolifica dei tsunami inghiott-paesi? Insomma, nella sovrana indifferenza di madre Natura matrigna (aggiungi "La ginestra" di Leopardi, quel severo scrigno di verità scorticate)? O nei vari Vajont, nelle bombe di Hiroshima e Nagasaki, nei “sacri macelli” delle guerre di religione fra cattolici e riformati? Nelle torture e nei roghi dell’Inquisizione e nello sterminio delle cosiddette streghe? O magari nella storia del popolo ebraico, con la tragica invenzione della Terra promessa, promotrice di allegri genocidi? Non si finirebbe con un grosso volume a voler ricordare tutte le smentite delle teoriche implicazioni religiose. Ma il fanatico rimuove e chiude occhi e orecchie a tutto quanto disturba la sua comoda fede consolatrice.
Il conflitto in atto non è che l’ennesimo rinforzo alla convinzione che i guai prodotti dal fanatismo religioso (tentazione costante del credente medio) superano incomparabilmente gli stretti benefici personali, frutto di rimozioni e deformazioni dell’arido vero. Come dire che la nostra (pluralis modestiae) visione del futuro antropico non guadagna in ottimismo dal contributo di questi continui scontri fra spirito laico e dogmatica religiosa. Quello, fermo nel riconoscere ogni uomo padrone della propria vita, questa inamovibile dalle sue posizioni di prepotenza impositiva in nome della fantomatica sacralità.

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