Com’è strana la vita, a volte: chi avrebbe detto che le idee disinvolte di un rude generale dell’OAS potessero coincidere con quelle di un raffinato politologo d’accademia: era stato quel generale, infatti, a sostenere la liceità della tortura durante “La battaglia di Algeri” (per dirla con un celebre film). Al prof. Panebianco ha già opposto corrette obbiezioni il prof. Magris; ve ne aggiungiamo ancora un paio. Ha considerato, Panebianco, il rischio che il suo “compromesso necessario” possa riuscire una facile strada in discesa per ogni tipo di abuso? Un allarme-attentati qualsiasi, anche fasullo (o autopromozionale) potrebbe scatenare sequestri illegali e torture a gogò. E non lo sfiora il vecchio “dubbio” di Cesare Beccarla sulla efficacia di quello “strumento” de veritate pretenda? Un uomo sotto tortura spesso ammette colpe inesistenti e tutto quanto cerca il seviziatore pur di far cessare il supplizio. La storia (degli umani orrori) trabocca di simili casi: quante infelici innocenti confessarono di essere streghe al tempo beato di quella caccia, quanti ignari “passanti” si dissero untori nell’altra Storia felice della Colonna infame?E chi ci darà mai la truce aritmetica delle confessioni stile Guantanamo, Abu Grahib e relativi cloni sparsi, a pagamento, ai quattro angoli del pianeta?
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